Accessoriati di fotocamera,
dotati rigorosamente di connessione e gps, pienamente inseriti nell'ecosistema digitale con tutti i social network integrati e i software per processare ordini e ricevere offerte. Così smartphone e tablet stanno consentendo a migliaia di lavoratori di reinventarsi una professione. E iniziano a moltiplicarsi storie di dipendenti che lasciano il posto fisso per carriere digitali, senza avere necessariamente elevate competenze informatiche. È la App economy, ovvero la rivoluzione professionale a suon di app. Il trend è in crescita e trova terreno fertile soprattutto Oltreoceano. Ad esplicitarlo è la Commissione europea, che il 14 giugno ha lanciato il workshop Eurapp, all'interno della sua iniziativa Startup Europe (a sua volta inserita nell'Agenda digitale Ue), al servizio dei neo-imprenditori digitali. Nei documenti preparatori della conferenza viagra-online2treated che mira a raccogliere dal basso proposte su come incentivare la app economy in Europa è accreditata la stima della società di analisi GigaOM, secondo cui la creazione e la gestione di un milione di app, finora, negli Usa hanno creato mezzo milione di posti di lavoro dal 2007 a oggi. Per il 2013 si stima un mercato globale delle app di 25 miliardi di dollari, con un tasso di crescita del +62% rispetto allo scorso
anno. Ad oggi le app sono per il 72% su Google Play e per il 56% sull'Apple Store. E in Europa? Statistiche non ce ne sono ancora (anche a questa mancanza di dati intende rimediare l'iniziativa Eurapp) ma Abi Research stima introiti dalle app di tablet e smartphones per 92 miliardi di dollari entro il 2018, e una app economy in crescita del 44,6% medio annuo. Il boom delle app, e la relativa proliferazione di nuovi lavori legati al loro utilizzo, rappresenta un cambio di passo paragonabile alla diffusione di massa di Internet nelle case e negli uffici. Non solo si creano nuovi lavori, ma si modificano anche quelli tradizionali.Non a caso, il Wall Street Journal, in un articolo girato in tutta la rete e fra i più cliccati online per settimane, ha raccontato i casi delle app Poshmark (vendita online di abiti e accessori) e EasyShift (che consente di usare il cellulare per l'inventario dei documenti, lavorando a domicilio) come esempi how much viagra to take di applicazioni che stanno cambiando la vita non solo ai fondatori, ma anche ai loro utilizzatori.
Così il lavoro si reinventa, con nuove metriche e strumenti. Anche in Italia affiora questo business, come si è visto anche alla Fiera delle start up del Gruppo 24 Ore. Uno fra i primi italiani a intuire le potenzialità della app economy Antonio Bevacqua. Da ricercatore universitario s'è inventato Condomani, un social network gestionale per il mondo dei condomini rivolto a cittadini, amministratori e professionisti della manutenzione: grazie a una app oggi oltre 1.500 condomini in tutta Italia sono amministrati abbattendo costi di gestione. Stefano Covolan è un altro giovane startupper. La sua app si chiama Yourp e permette all'utente di lasciare messaggi geolocalizzati nei luoghi preferiti. Francesco Cucari è il fondatore del Dizionario dei rifiuti: la sua app orienta i cittadini nella raccolta differenziata, con motore di ricerca integrato e un calendario di raccolta suddiviso per i quartieri. Davide Algeri ha iniziato a esercitare la professione di psicologo con una app per iPhone: così il consulto all'esperto viene richiesto direttamente in mobilità. Però l'app economy da noi vira verso professioni tradizionali che cercano nuovi mercati, intercettando clienti prospect e provando a fidelizzare quelli attuali. Così si spiega il successo della app costruita in casa dalla famiglia Mulfari: padre e figlio di professione fanno gli imbianchini e in mobilità riescono a rintracciare clienti e pianificare l'agenda delle loro commesse. Sebbene siano ancora scarsi i dati su questo sviluppo economico, gli investitori si spingono a ritenere che non sarà una nuova bolla: la app economy è tra noi ed è fatta
per restare.
Luglio 2013